3. La nature : la bora à Trieste
Venti in Italia : La Bora a Trieste
La « Bora » (ou : grecale) est un vent continental qui souffle du nord ou du
nord-est, surtout en hiver ; il est sec, froid et impétueux. Il se précipite dans la
mer Adriatique depuis le haut plateau du Carso. Le souffle maximum est à
Trieste, qui est placée entre une mer relativement chaude et un arrière-pays
froid ; la différence de pression atmosphérique crée ce flux d’air froid.
Les géographes disent que c’est un vent « catabatique » (d’un mot grec qui
signifie « qui va vers le bas »), c’est-à-dire descendant. Il passe entre les
Alpes Juliennes en Italie et les monts Kapela en Croatie.
Le terme vient du dieu grec Boreas qui personnifiait le vent du nord (le mot
latin « Boreas » signifiait « septentrion», qui vient du nord), frère de Zéphyr,
personnification du vent d’ouest et du nord-ouest (Voir les deux tableaux de
Botticelli, la Naissance de Vénus et Le Printemps) et de Notos,
personnification du vent du sud. Borée était populaire à Athènes, on lui
attribuait la sauvegarde de la ville contre la flotte de Xerxès.
La Bora peut être dite « chiara » (claire) si le ciel est serein, ou « scura »
(sombre) si le ciel est
nuageux.
La vitesse du vent peut
être très grande : le 10 mars 2010 on enregistre une moyenne de 152 kmh, avec
une pointe de 188 kmh. Un proverbe des anciens triestins disait : « La Bora nassi in
Dalmazia, la se scadena a Trieste e la mori a Venessia » (La Bora naît en Dalmatie,
elle se déchaîne à Trieste et meurt à Venise).
Il y a un rapport particulier et profond entre la Bora et les Triestins : quand elle
souffle fort, on tend des cordes et des chaînes dans certaines rues pour que les
passants puissent avancer, mais ils aiment ce vent. Scipio Slataper écrivait : « La
Bora est belle. Elle est ta respiration, frère géant. Tu dilates avec rage ton souffle
dans l’espace et les troncs se déchirent, et la mer, gonflée depuis sa profondeur, se
renverse de façon monstrueuse contre le ciel. La ville craque et tourbillonne quand
tu lâches la bride à ton âme rauque ». On disait qu’elle éliminait le choléra, mais
qu’elle pouvait provoquer des crises nerveuses. Voir l’article de Giuseppe O. Longo
sur la Stampa du 10 juillet 2012, il cite Stendhal, Svevo et Joyce.
Sur la Bora à Trieste, voir le roman de Mauro Covacich, Trieste sottosopra.
Quindici passeggiate nella città del vento, Laterza, 2006. Il dit que Trieste est « la
Naples du Nord, …la ville la plus méridionale de l’Europe du Nord ».
Une Association existe à Trieste pour la création d’un Musée de la Bora, le Magasin
des Vents.
Christiane Blanchet et Jean Guichard, 14 août 2015
Un article de Chiara Gily sur le journal de Trieste, Il Piccolo, du 6 février 2015 :
Una napoletana a Trieste
« Non parlerò della seconda notte insonne per via degli ululati che mi entrano in testa e non se ne vanno più. Perché sono capaci di
scavare all'interno della mia mente, stanando paure nascoste : di uscire di casa e venire travolta da qualcosa, di non aver chiuso bene le
finestre temendo possano infrangersi in seguito a una raffica più forte.
Non parlerò dell'imposta saltata in un secondo, come se avessi stappato una birra.
Non parlerò delle folate gelide che entrano attraverso le fessure della mia porta blindata. (sì, lo giuro!) o di rumori di vetri rotti che si
sentono venire da fuori e sono così forti che pensi, invece, provengano dalla stanza accanto. Così tu ti alzi con il cuore in gola per poi
calmarti quando ti accorgi che è tutto a posto.
Alzi il termostato, tiri fuori una seconda coperta e speri che passi.
Perché il tuo motto è "non può piovere sempre". E perché prima o poi - e di questo sei certa - pure Lei si stancherà di soffiare così forte.
Girano in rete immagini di carrozzine volate sugli alberi, del mare in tempesta, di pezzi di intonaco caduti su marciapiedi. Gli amici su
facebook raccontano di case che ondeggiano, di verande distrutte e pubblicano foto che tu all'inizio pensi : "Non è possibile", (poi vedi la
tua imposta e realizzi che sì, è possibile e come).
.
Non parlerò dei visi intirizziti dei miei genitori arrivati due giorni fa a Trieste in visita. Perché sono un misto di stupore e dolore. Perché il
freddo, quando ti graffia in faccia, fa male.
Non parlerò di quanto io desideri essere dotata di teletrasporto e andare per direttissima in un posto caldo. Dove il sole mi entra nelle
ossa e mi accarezza. E mi rende più forte.
Non parlerò di tutto questo. Perché non c'è nulla di eccezionale. É solo arrivata Lei: la Bora.
Fa parte della normalità a Trieste. Sono io che sono strana perché ancora, dopo sette anni, non mi abituo.
Ho conosciuto persone che sono felici quando arriva il vento. Che prendono mezz' ora di permesso per attraversare la strada e andare
sul Molo Audace, così la bora si sente meglio. Che si lasciano cullare dalle raffiche. Che si lamentano quando arriva troppo tardi in città.
La prima volta che mi sono trovata faccia a faccia con una raffica a 130 kmIh mi trovavo in Piazza della Borsa. Ero con Lui, ci siamo
abbracciati, ho chiuso gli occhi e la sensazione è stata quella che si prova sulle montagne russe. Prima di paura, poi di sollievo. Mi
ricordo che abbiamo riso, ci siamo guardati e abbiamo esclamato: "Mamma mia bella". (Amici napoletani, più o meno ho reso l'idea ?)
Quindi, gente, che si fa? La vita è troppo breve per lamentarsi del tempo e quindi, forse, è ora di fermarsi un attimo, e approfittare del
fatto che siamo"costretti" a ridurre le uscite al minimo indispensabile ».