6.3. La grammaire italienne  : dit-on “ha piovuto” ou “è piovuto” ?
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Un problème de grammaire contemporaine : dit-on “ha piovuto” ou “è piovuto” ? et autres questions …      1) Une lettre d’Angelo Sollima                                                      Oggi un dilemma ha sconvolto la mia giornata: si dice : “ha piovuto” o si dice “è piovuto” ? Se devo dire che stanotte c’è stata molta pioggia, che dico ? Stanotte ha piovuto molto ? Stanotte è piovuto molto ? Il dilemma, in realtà, è stato indotto da  una mia carissima “amica”, ma questo non significa che mi debba esimere dal cercare di darmi (e darle ) una risposta. Durante le mie ricerche, ho trovato  un articolo del Corriere della sera dove Giorgio De Rienzo, docente universitario ed esperto linguista, tenta di dare una risposta a quello che è il mio dilemma e cosi si esprime : “Per i verbi intransitivi manca una regola precisa, alcuni hanno l’ausiliare “essere” (“sono venuto”) altri “avere” (“ho corso”). Molta incertezza danno proprio questi verbi intransitivi e impersonali meteorologici. In realtà sono corrette entrambe le forme, sia quella con il verbo “avere”, sia quella con il verbo “essere”. Ad essere pedanti si potrebbe fare una piccola distinzione: consiglierei di adottare “essere” per indicare un’azione momentanea o comunque breve o non specificata nella sua durata (“ieri finalmente è piovuto”), e invece di usare “avere” quando si indica un’azione prolungata: “ieri ha piovuto per quattro ore”. Interessante punto di vista: vanno bene entrambi, ma una non scritta regola di stile ci dice che sarebbe meglio usare “è “per indicare una azione momentanea (“ieri finalmente è piovuto” o, aggiungo io, “ stanotte è piovuto ”), mentre si dovrebbe usare il verbo “ avere ” per indicare una azione prolungata nel tempo (“ ieri ha piovuto per quattro ore ”). In pratica, dopo un mese di pioggia, direi “ ha piovuto per un mese intero ” e “ anche stanotte è piovuto molto ”. Io, forse, userei una forma del tipo “ è da un mese che sta piovendo ” e così taglierei la testa al toro. Usavo spesso questi escamotage quando ero a scuola : evitare di infilarsi in falsi problemi ed aggirare l’ostacolo usando un po’ di fantasia. E per indicare che la nottata è stata piovosa ? … Appunto… “ la nottata è stata piovosa ”, oppure “ Stanotte non ha fatto altro che piovere ”. Ma, chi meglio della Accademia della Crusca può rispondere a questa domanda ? Ed ecco qui la risposta, forse un pochino troppo aulica (solenne), ma di grande effetto e chiarezza. Il verbo piovere è indicato nella maggior parte dei dizionari come difettivo e, nell’uso intransitivo impersonale, cioè quando ha il significato di ‘cadere della pioggia dal cielo’, può formare i tempi composti sia con l’ausiliare “essere” che con “avere” (es. “ ieri è piovuto tutto il giorno ” o “ ieri ha piovuto tutto il giorno ”). In tutti gli altri casi, quando cioè il verbo non abbia valore impersonale e quando venga usato nei suoi significati figurati e traslati, forma i tempi composti soltanto con l’ausiliare essere (es. “ sono piovuti auguri, critiche…”, “ mi sono piovute addosso un sacco di noie ”, “ Mario è piovuto a casa mia alle tre di notte ”). Sono documentati in alcuni scrittori anche rari casi di uso transitivo, quindi con ausiliare avere, del verbo piovere nel significato di ‘far cadere dal cielo pioggia e sim.’: “ Padre e Signor, s’al popol tuo piovesti / già le dolci rugiade entro al deserto ” (Tasso). Solo il Tasso ha usato il verbo piovere come verbo transitivo (ovvero, che regge il complemento oggetto). Licenza poetica. Riassumendo: se parliamo della pioggia e delle condizioni meteo, possiamo dire tranquillamente che “ è piovuto tutta notte ” oppure “ ha piovuto tutta notte  ”. Va benissimo. Cara Francesca, speriamo che smetta di piovere al più presto !  Perchè se è piovuto o ha piovuto è la stessa cosa; possiamo dire pure che  in un modo o nell’altro ; è sempre acqua quella che è caduta. 2) Une lettre du linguiste Gianluigi Beccaria Da tempo non sbrigo la posta. Eppure fioccano richieste, su dubbi grammaticali soprattutto. Accontento un po' di lettori. Uno mi chiede se deve usare la forma « benedicevo » o « benedivo ». Io sceglierei la prima. Tutti i composti con dire seguono la coniugazione del verbo, quindi « maledicevo », «benedicevo », ecc. Fa eccezione la 2ª dell'imperativo, che è « di' », mentre nei composti è « dici » (« Benedici questo luogo...»). Un altro lettore non sa se optare per « soddisfaccio » o per « soddisfo ». Si tratta qui dei composti di fare, i quali dovrebbero adeguarsi al verbo semplice : direi quindi « soddisfaccio », « assuefaccio » ecc. Questa è la regola. In realtà c'è da segnalare che i soli « soddisfare » e « disfare », accanto alla forma regolare, hanno sviluppato forme autonome sia per il presente indicativo («  io soddisfo, tu soddisfi, egli soddisfa, essi soddisfano  ») sia per il congiuntivo   («  che io soddisfi, che essi soddisfino  »), oggi diventate del tutto accettabili. L'imperfetto « soddisfava » invece per ora non lo è. Si scelga dunque « soddisfaceva ». Una lettrice mi chiede di essere in dubbio tra « diedi » e « detti ». Direi che la forma più diffusa e comune è la prima, dal perfetto latino «  dedi  », che secondo la regola dà l'italiano « diedi ». « Detti » però non è un errore. È anche storicamente giustificabile. Apparteneva già al fiorentino del Duecento, si diffonde nel Quattrocento, dopo essersi formato per « analogia » sugli altri passati remoti in «  -etti  » (« vendetti », «perdetti»). Altro dubbio : un lettore non sa se è giusto dire « ha piovuto » o « è piovuto ». Con i verbi « meteorologici » (piovere, nevicare, grandinare, tuonare, lampeggiare) un tempo si prescriveva «  essere  », ma ora l'uso dell'ausiliare è oscillante : « è piovuto questa notte » ma anche « ha piovuto tutto l'inverno » ; « stamattina è grandinato », ma anche « ha grandinato » ; « è nevicato tutta la notte », ma anche « ha nevicato ». L'ultima richiesta è sul plurale dei nomi stranieri. Un lettore mi scrive che non sa mai come regolarsi. Direi che quando sono saldamente impiantati nella nostra lingua, al plurale i forestierismi devono restare invariati (« i bar », « i film », « gli sport », « gli scoop »). La stessa regola vale per le parole francesi. Per un inglese, o per un francese, evidentemente, sarebbe un errore dimenticare la -s finale. Ma in italiano non esiste come segno del plurale. Non vorremo forse usare « quizzes », plurale di «  quiz  » ! 3) Une hypothèse de Jean Guichard Aggiungerei una cosa  : cosa può permettere di distinguere «  ha piovuto  » da «  è piovuto  »  secondo le regole di base della grammatica italiana ? Faccio un’ipotesi  : a) «  Ha piovuto  » è un passato prossimo, cioè significa  : «  piove da un po’ di tempo e continua a piovere  adesso  », non è finito, è un’ «  azione continuata  », dicono i grammatici. Invece «  è piovuto  » può essere considerato verbo al passivo (pensate a  : «  Ha mangiato  » (il a mangé) vicino a «  è mangiato  » (il est mangé … par un lion). Si potrebbe dire allora  : «  Ha piovuto  », passato prossimo, indica che continua a piovere adesso, è un fatto presente, mentre «  è piovuto  » indicherebbe che ho ricevuto la pioggia esterna ma mi è rimasto indifferente ricevere la pioggia, è semplicemente un fatto naturale che non mi riguarda, la pioggia mi è rimasta indifferente. Da riflettere  : ci sarebbe così una differenza che giustificherebbe «  l’oscillazione  » di cui parla Beccaria e avrebbe allora un significato preciso ! b) In ogni modo, notiamo che si dirà «  È potuto venire  » (perchè «  venire  » prende l’ausiliare «  essere  ») ma «  ho potuto dormire  » (perchè «  dormire  » prende l’ausiliare «  avere  »)  : «  dovere  », «  potere  », «  volere  » sono dei verbi «  servili  » = al servizio del verbo che segue, di cui prendono dunque l’ausiliare  : forse qui è l’origine del verbo «  essere  » davanti ai verbi meteorologici  ? c) Ricordiamo anche che i verbi «  impersonali  » (che non hanno un soggetto determinato e si usano soltanto nei modi indefiniti e nella terza persona singolare dei tempi di modo finito  : «  comincia a nevicare  », «  sta nevicando  ». per lo più sono verbi che indicano fenomeni atmosferici  : piove, diluvia, grandina, tuona, lampeggia, albeggia, annotta … (se non sono usati in senso figurato  : «  piovevano le critiche  », perchè allora diventano personali). Parecchi verbi e locuzioni si usano spesso senza soggetto in modo impersonale  : fare (fa freddo, fa caldo), accadere, avvenire, succedere, capitare, bisognare, cominciare, continuare, convenire, finire, occorrere, sembrare, parere, importare, necessitare, cambiare (sono cambiato = j’ai changé), essere necessario, essere opportuno, essere indubbio, essere certo, essere evidente, essere chiaro Infine, ogni verbo può essere usato impersonalmente premettendo la particella pronominale  «  si  » alla terza persona singolare di ogni tempo  ; prende allora l’ausiliare «  essere  »  : si dice, si è detto, si pensa, si è pensato ( = on a dit, on a pensé) d) Ricordiamo poi che «  piovve  » è un passato remoto, e indica dunque che la pioggia è un fatto passato, che non continua più, non è più presente. «  Il plut  » = «  il a plu  », per esempio  : «  L’anno scorso, nello stesso periodo, piovve molto  » (ma quest’anno, oggi, non piove). In ogni modo arriviamo tutti alla stessa conclusione  : l’evoluzione pratica della lingua ha imposto di usare l’ausiliare «  avere  » anche per i verbi «  neutri  » (senza complemento oggetto diretto), non soltanto i verbi «  meteorologici  », ma anche verbi come «  ringiovanire  », «  invecchiare  », ecc. (Io direi «  È ringiovanito  », «  è invecchiato  », benchè sia una realtà presente  : fedeltà ad una vecchia abitudine  ?). La regola segue l’uso, ma generalmente rispettando una regola fondamentale della lingua (qui, la differenza tra passato remoto e passato prossimo, e tra attivo e passivo). Direi dunque  : «  La settimana scorsa è piovuto ogni giorno  », ma «  Ha piovuto sempre da ieri sera  ». Personalmente sono dell’opinione che è più facile seguire una regola fissa nei casi di «  oscillazione  » (anche se già Manzoni scriveva  : «  Essa ha dovuto partire di nascosto dal suo paese  », «  Ho voluto venire anch’io  » = probabilmente uso milanese). E preferisco dire che «  è piovuto  », «  è nevicato  »,     «  essa  è dovuta partire  »…, pur accettando senza problemi l’uso di «  avere  ». Opinione personale  ! 5 maggio 2016